• ↓   Il mulino del Po

    Titolo del film: Il mulino del Po

    Regista: Alberto Lattuada

    Anno: 1949

    Artista murales: Paolo Psiko

    Tecnica utilizzata Pittura al quarzo

    Trama del film: Nel Delta ferrarese del Po alla fine del 1800, le famiglie Scacerni e Verginesi si preparano per il fidanzamento dei loro figli, Berta ed Orbino. Tuttavia, la gioia viene interrotta dall'arrivo dei finanzieri che sospettano che la famiglia Scacerni abbia manomesso i contatori del loro mulino per evitare tasse. Nel frattempo, la famiglia Verginesi affronta minacce da Clapassòn, il nuovo proprietario delle terre in cui la famiglia lavora da generazioni.

    La speranza di risolvere i problemi di entrambe le famiglie attraverso la Lega dei contadini, una nuova organizzazione socialista, si scontra con il responso degli Scacerni che rifiutano di prenderne parte. Gli eventi precipitano quando gli Scacerni, durante un’ispezione notturna, rischiano di essere scoperti con un contatore manomesso. Princivalle, rampollo degli Scacerni, incendia il mulino su ordine della madre, ma ciò non gli evita l'arresto e gravi problemi economici alla famiglia.

    La rottura tra le famiglie, con conseguente interruzione delle nozze, si accentua quando la Lega dei contadini proclama uno sciopero generale, portando a un boicottaggio contro i "crumiri", ovvero coloro che non partecipano agli scioperi, proprio come gli Scacerni. La situazione degenera in una rivolta popolare con violenze e morti. Durante la sommossa, Princivalle, convinto erroneamente che Orbino abbia disonorato sua sorella Berta, uccide Orbino. Il corpo viene gettato nel fiume. Pentitosi, Princivalle racconta l'accaduto a madre e sorella, e insieme aspettano sulla riva del fiume la restituzione del corpo di Orbino.

    Descrizione del murales: L'opera muraria rappresenta il drammatico epilogo che si consuma sulle rive del grande fiume, sfondo delle tragedie umane e dei fermenti sociopolitici del Risorgimento. Princivalle, la sorella Berta e la madre attendono a riva la restituzione del corpo di Orbino dalle acque nelle quali era stato gettato dopo l'efferato omicidio per mano di Princivalle.

    L'ambiente rurale mostra crudo le sfumature di laboriosa umanità dei suoi protagonisti, dai braccianti ai mugnai e le difficoltà che incontrano quotidianamente, stretti nella morsa del sistema fiscale, della tassazione scellerata e delle prepotenze del padronato borghese. In tanta esasperazione viene meno la lucidità dell’essere umano e le inevitabili nefaste conseguenze delle scelte prive di ogni logica, che il contesto disperato facilita a compiere.

    Il dipinto presenta i colori della notte, e con essa l'attesa della restituzione del corpo che viene allietata solo da qualche barlume delle lanterne per riuscire a intravedere la salma nelle acque di quel Grande Fiume che diventa simbolo della storia che scorre. I punti luce, in tanto buio angosciante, accarezzano lo sguardo dello spettatore e rappresentano le nuove possibilità inevitabilmente intrinseche nella vita che continua.

    Sono dipinti, in un contrasto tra l'epoca di ambientazione della pellicola di Lattuada e la nostra contemporaneità gli errori digitali tipici del computer, che sono elemento estetico caratteristico della tecnica pittorica dell’artista, ma anche simbolo concettuale dell'errore di sistema intervenuto nell' ingranaggio sociopolitico.

    «Ho voluto esprimere i tormenti e le passioni della società in fermento uscita momentaneamente sconfitta dai suoi migliori tentativi di sopravvivenza, uno strato sociale spinto e respinto nelle sue iniziative dalla povertà, alla ricerca di utopici equilibri ed assestamenti equi per tutti. È in scena un dramma presente in tutti i tempi, rappresento tale trasversalità con la sovrapposizione dell’elemento moderno alla vicenda storica narrata sullo sfondo; pertanto, l’immagine risulta un “errore di sistema”.» Paolo Psiko

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  • ↓   Oltre la bufera

    Titolo del film: Oltre la bufera

    Regista: Marco Cassini

    Anno: 2019

    Artista murales: Wasp

    Tecnica utilizzata: Pittura su parete

    Trama del film: Dopo la conclusione della Prima guerra mondiale, Don Giovanni Minzoni, che aveva prestato servizio come cappellano militare e ricevuto diverse onorificenze, ritorna alla sua parrocchia di Argenta, nel Ferrarese, con l'intento di riorganizzare la vita sociale e culturale della comunità di fedeli affidata alle sue cure. Tuttavia, si trova ad affrontare l'ostilità dei socialisti, motivata dalla loro avversione per il clero e l'antimilitarismo.

    Nel frattempo, Augusto Maran, un insegnante reduce dalla guerra, nutre rancore verso i socialisti che lo avevano osteggiato durante il conflitto, e desidera ottenere una posizione di supremazia a livello locale. Con l'aiuto di squadristi affiliati al movimento fascista emergente e provenienti da diverse località dell'Emilia, Maran organizza atti intimidatori e violenti. Nonostante le attività sociali promosse da Don Minzoni, come la creazione di un doposcuola, un teatro parrocchiale, circoli maschili e femminili, e sezioni di scout, attenuino l'ostilità dei socialisti verso di lui, provocano un aumento dell'aggressività da parte di Maran e dei suoi sostenitori.

    Dopo che un socialista, Natale Gaiba, viene ucciso in una spedizione squadrista, Maran si focalizza su Don Minzoni e le sue opere. Il parroco rifiuta gli inviti dei fascisti a mostrare la bandiera fascista e di aderire al partito. Maran, guidando i fascisti, distrugge il teatro parrocchiale e intimorisce i bambini delle associazioni cattoliche, così come le donne del circolo femminile organizzato dalla parrocchia. Nonostante le intimidazioni, gli abitanti di Argenta si uniscono sempre più attorno a Don Minzoni. I fascisti tentano di coinvolgerlo offrendogli la carica di cappellano della milizia fascista, ma il parroco rifiuta anche questo compromesso. Maran decide quindi di cercare di piegare Don Minzoni con la violenza, e la bastonatura culmina, forse inaspettatamente, con la morte del sacerdote.

    Descrizione del murales: Il film che l’artista ha voluto raffigurare parla di Don Minzoni e del suo coraggio, della sua morte e delle sue gesta.

    Per rappresentare quest’opera il muro è stato suddiviso in tre parti, inserendo al centro Don Minzoni (storico e cinematografico) mentre ai lati ciò che contribuì a costruire nella comunità argentana; a sinistra il teatro per i ragazzi e a destra la creazione delle prime cooperative femminili, il tutto collegato da una corda legata con il nodo Savoia in omaggio e in ricordo dei primi gruppi scout che promosse e sostenne. 

    Questo dipinto però non descrive solamente l’operato di Don Minzoni. Al centro del muro, nel nero delle vesti, infatti l’artista ha ricreato la tragica scena dell’uccisione del parroco, morto per mano fascista, scena che lascia cicatrici e fa comprendere allo spettatore il motivo della lente dell’occhiale rotta.

    «Ho scelto di dipingere il cielo retrostante di colore rosso, un simbolo del sangue lasciato sulla strada e rosso come il tramonto dopo una bufera. La fine di una vita e la speranza per un giorno migliore. I colori scelti parlano di una vicenda ferrarese, una storia tragica locale, ma che avrà risonanza e conseguenze in tutta Italia.» Wasp

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  • ↓   La neve del bicchiere

    Titolo del film: La neve del bicchiere

    Regista: Florestano Vancini

    Anno: 1984

    Artista murales: Wasp

    Tecnica utilizzata: Spray su parete

    Trama del film: Il film narra le vicende di una famiglia contadina residente nell’area della "bassa" ferrarese dal 1898 al 1927, coprendo tre generazioni. La storia segue la vita di Nullo, il patriarca, uomo onesto e lavoratore, e dei suoi figli Venanzio, Ligio e Medea. La famiglia affronta la povertà, la fame, le malattie come la pellagra e la malaria, e l'impatto della Grande Guerra.

    Dopo essere inizialmente "scarriolanti", ovvero coloro la cui mansione era lavorare mediante l’uso della carriola, diventano mezzadri del parroco e, alla fine, si trasferiscono a Bologna negli anni Venti. La narrazione riflette su lavoro, valori familiari, affetti, e segue gli eventi significativi come le lotte salariali, la nascita delle Leghe, e l'ascesa del fascismo.

    La voce narrante, un nipote di Venanzio, descrive la transizione dalla vita rurale a quella urbana, con la perdita delle semplici gioie della civiltà della terra ma anche la preservazione dei ricordi e dei riti tradizionali.

    Il racconto culmina con un ricordo nostalgico della nonna della famiglia che prepara la neve nel bicchiere con il vino della "saba", un piccolo rituale contadino che rappresenta la perduta condizione umana, difficile ma non infelice.

    Descrizione del murales: L’artista ha scelto questo lungometraggio per il forte legame con il territorio ferrarese e le sue campagne dove il film è ambientato.

    Nella scena sono rappresentati due scariolanti a lavoro; Il paesaggio rurale dietro di loro, dato dalla sinuosità delle colline, si trasforma in cittadino con le tipiche arcate che ricordano i portici delle città emiliane.

    Le fasi lunari nel cielo scandiscono il ritmo di lavoro e simboleggiano il tempo che passa. La violenta esplosione sulla destra è il monito della guerra incombente e delle sanguinose lotte per i diritti dei lavoratori che si tennero ad inizio Novecento. La palette è stata scelta ad ispirazione dai colori dell’alba e del tramonto.

    «Mi ha colpito le atmosfere cupe e desolanti della guerra e il duro lavoro degli scariolanti che ci portano attraverso uno spaccato dell’Italia poco conosciuto. Le geometrie che creano lo sfondo e l’ambientazione della scena hanno una doppia funzione in quanto diventa anche il lettering della nostra crew.» Wasp

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  • ↓   Riso amaro

    Titolo del film: Riso amaro

    Regista: Giuseppe De Santis

    Anno: 1949

    Artista murales: Filippo Mozone

    Tecnica utilizzata: Vernice a spray

    Trama del film: Maggio 1948, stagione della semina del riso nel settentrione d'Italia. Le mondine, lavoratrici stagionali provenienti da tutta Italia aspettano il treno per Vercelli. Walter Granata, un pregiudicato inseguito dalla polizia, e la sua amante Francesca, reduce del furto di una collana milionaria, si nascondono tra di loro. Francesca si unisce al gruppo di mondine e con loro inizia il lavoro nei campi. Sin dal primo giorno nascono attriti tra le mondine regolari e quelle irregolari senza contratto, iniziando così una lotta per dimostrare chi lavora meglio agli occhi del proprietario dei campi.

    Tra le mondine troviamo Silvana, che avendo un sospetto che Francesca nasconda qualcosa, fruga nel suo pagliericcio, scopre la collana e la ruba a sua volta.

    Francesca scopre il furto effettuato da Silvana e lo racconta a Walter, che, però, nel tentativo di recuperare la collana si innamora di Silvana; tra i due nasce una relazione. In seguito, Walter propone un furto di riso a Silvana, la quale, durante una festa organizzata, apre il canale artificiale per allagare i campi e compiere il furto.

    La festa si trasforma in caos con l'allagamento. Walter e complici rubano il riso, ma Francesca capendo la situazione, chiede aiuto a Marco, il sergente di zona. Nel confronto finale, Walter e Silvana vengono scoperti. Silvana, dopo aver saputo che la collana rubata a sua volta era falsa, spara a Walter e si getta dalla torre. Le mondine le rendono omaggio spargendo riso sul suo corpo. Marco e Francesca se ne vanno iniziando una nuova vita insieme.

    Descrizione del murales: La scelta del film di Giovanni De Santis da parte dell’artista è stata dettata principalmente dal tema e dalla scelta degli attori da parte del regista, in particolare della protagonista, Silvana Mangano, in tutto il suo splendore e nel fiore della sua giovinezza (nel film ha appena 19 anni).

    La protagonista è coinvolta in una storia drammatica, fatta di duro lavoro, di intrighi e segreti in una campagna, quella Vercellese in questo caso, del dopo guerra; quella campagna dell’alta Val Padana piemontese, con le sue risaie, in tutto e per tutto simile alla bassa Ferrarese.

    «Ho voluto rappresentare elementi cardine del film: la protagonista in primo piano e in scala importante, in un’immagine ormai diventata storia del cinema, utilizzata nel manifesto della pellicola, in Italia e all’estero; sullo sfondo una scena del film, che rimanda al lavoro delle mondine e al riso, la cui coltura è il tema principale di molte opere ambientate nella bassa ferrarese.» Filippo Mozone

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  • ↓   Ossessione

    Titolo del film: Ossessione

    Regista: Luchino Visconti

    Anno: 1943

    Artista murales: Basik

    Tecnica utilizzata: Pittura su parete

    Trama del film: Gino Costa, un vagabondo, si ferma in un rifugio per viaggiatori nella Bassa Padana, dove diventa l'amante di Giovanna, moglie di Giuseppe, il proprietario del locale, che è all'oscuro della relazione. Infastidito dalla situazione, Gino suggerisce a Giovanna di fuggire insieme, ma lei rifiuta. Così, Gino parte per Ancona, attratto dal porto, sperando di dimenticare la storia passata. Nel viaggio, fa amicizia con uno spagnolo, un altro vagabondo, ma decide di non imbarcarsi più e trova lavoro con lui alla Fiera di maggio di Ancona, sembrando avviarsi verso una nuova vita.

    Durante la fiera, Gino incontra nuovamente Giovanna e Giuseppe, giunti ad Ancona per partecipare a un concorso canoro. I due ex amanti immediatamente ristabiliscono il loro legame e decidono di uccidere Giuseppe attraverso la simulazione di un incidente stradale.

    Dopo il crimine, la relazione tra Gino e Giovanna diventa tesa: Giovanna incassa l'assicurazione sulla vita di Giuseppe e insieme a Gino riapre la trattoria del defunto marito. Gino, tormentato dal rimorso e dalla sensazione di aver rubato una vita, lascia Giovanna e si dirige a Ferrara, dove fa amicizia con Anita, una prostituta locale.

    Successivamente, Gino ritrova Giovanna, che gli confida di essere incinta. I due decidono di fuggire insieme, ma la loro auto finisce fuori strada, causando la morte di Giovanna e l'arresto di Gino da parte della polizia.

    Descrizione del murales: La scelta di Ossessione è data dalla volontà di cimentarsi con l’essenzialità del bianco e nero, accantonando l’oramai consolidata palette ricca di cromie.

    L’opera ritrae i volti di Gino e Giovanna, protagonisti di Ossessione, nella scena esatta della pellicola in cui l’idea di uccidere Giuseppe, il marito di lei, si fa certa.

    Viene rappresentata all’interno di una grande cornice neutra che lascia spazio al testo della canzone cantata dalla protagonista nei primi minuti della storia e che introduce inoltre il primo contatto tra i due futuri innamorati.

    «Tutto ciò vuole creare un netto contrasto tra la spensieratezza della canzone in sé e la drammaticità ed il terrore della decisione di uccidere Giuseppe, esemplificata nello sguardo di Gino rivolto sia verso il vuoto che verso lo spettatore.» Basik

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  • ↓   La donna del fiume

    Titolo del film: La donna del fiume

    Regista: Mario Soldati

    Anno: 1954

    Artista murales: Giulia Pasa Frascari

    Tecnica utilizzata: Pittura acrilica

    Trama del film: Nives, una lavoratrice nello stabilimento di marinatura delle anguille di Comacchio (Fe), dopo la perdita dei genitori vive da sola in una casa sul fiume. Durante una festa di paese, Nives viene importunata e Gino, un contrabbandiere, interviene portandola via sulla sua motocicletta, dando così inizio a una storia d'amore segreta, nonostante la convivenza di Gino a casa di Nives.

    Un giorno, Gino parte per Trieste senza preavviso, dopo averle fatto capire che non desidera impegnarsi. Nel frattempo, Nives scopre di essere incinta, ma Gino, al suo ritorno da Trieste, rifiuta il bambino. In un atto di vendetta, Nives lo denuncia alla polizia, e Gino viene arrestato per contrabbando.

    Decisa a assicurare un futuro al suo bambino e a ignorare i pettegolezzi, Nives lascia il lavoro e abbandona Comacchio. Enzo Cinti, una guardia delle valli che un tempo la corteggiava, la raggiunge per informarla dell'evasione di Gino. Trovandola sola a lavorare Nives e Enzo discutono mentre il figlio, senza sorveglianza, si perde e annega nel fiume.

    Durante la veglia funebre, Gino giunge impressionato e commosso dalla morte del figlio che aveva precedentemente rifiutato. Questo porta a una riconciliazione tra Nives e Gino, il quale decide di consegnarsi alla polizia come atto di redenzione.

    Descrizione del murales: La scena dipinta dall’artista raffigura Nives (Sophia Loren) personaggio femminile che solo all’apparenza corrisponde allo stereotipo dell’epoca, ma che in realtà spicca per autodeterminazione e coraggio.

    In questa immagine Nives si trova nel canneto in cui lavora, ha appena lasciato Comacchio e si è trasferita sul delta padano per lavorare e crescere suo figlio lontano dai pettegolezzi della città. In questa iconica immagine la Loren è colpita da una luce calda che si mischia fra i toni dell’acqua e della terra.

    «Ho scelto questo film perché ho trovato subito ispirazione nelle ambientazioni, nei colori della pellicola e nella parete in mattoni su cui avrei dovuto dipingere. le tinte che caratterizzano la mia opera danno un senso di calore e allo stesso tempo drammaticità.» Giulia Pasa Frascari

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  • ↓   Un ettaro di cielo

    Titolo del film: Un ettaro di cielo

    Regista: Aglauco Casadio

    Anno: 1958

    Artista murales: Filippo Mozone

    Tecnica utilizzata: Pittura su parete

    Trama del film: Il film racconta la storia di Severino Balestra, un ambulante che vende cianfrusaglie durante le feste paesane nel Delta del Po. Severino torna a Migliarino, in provincia di Ferrara, dove tre anziani sbarcano il lunario facendo piccoli lavoretti da barbiere o pescando anguille di frodo. Lì vive anche Marina, la giovane che ha avuto con lui una relazione l'anno precedente e che adesso lavora nella locanda del paese.

    Nella medesima locanda Severino incontra i tre anziani del paese proponendo loro un affare truffaldino: la vendita di pezzi di cielo, convincendoli che diventeranno ricchi facendo pagare l'affitto agli aerei che passano sopra di loro. Accettando l'offerta, gli anziani conferiscono a Severino tutti i loro risparmi come anticipo. Poi, credendo che possano usufruirne solo da morti, tentano di suicidarsi annegandosi nelle paludi, ma scoprono che molte zone sono state bonificate e l'acqua è poco profonda.

    Severino, ignaro delle intenzioni degli anziani, rimane in paese continuando a compiere le sue truffe e nel frattempo inizia nuovamente una relazione con Marina. Severino, scoprendo i propositi suicidi degli anziani inizia a cercarli nella palude. Nel frattempo, gli anziani a seguito di una serata all’insegna dell’alcool rischiano veramente di annegare, ma vengono salvati dalle guardie con cui erano in conflitto per la pesca di frodo.

    Alla fine, Severino restituisce agli anziani i soldi dell'anticipo, felice che non siano successi incidenti gravi, e se ne va assieme a Marina.

    Descrizione del murales: Questa pellicola del 1958 di Aglauco Casadio, Ha una trama semplice, rivista al giorno d’oggi, ma allo stesso tempo evocativa di un’epoca e di sentimenti, che al giorno d’oggi è difficile trovare in un racconto, in un contesto, come quello proposto dal regista.

    La fotografia è sicuramente uno dei motivi della scelta del film, immagini della provincia di Ferrara; una sequenza di campi, risaie, paludi, strade polverose, piccole borgate, in un’Italia che si apprestava al boom economico.

    La scelta degli attori da parte del regista e la mano di Flaiano e Guerra nella sceneggiatura ha ulteriormente confermato la scelta, e per la magistrale recitazione della coppia Mastroianni-Schiaffino (quest’ultima diciottenne), e per i personaggi di contorno, gli anziani, caratteristi che donano alla storia e quindi alla pellicola quelle sfumature che la commedia all’italiana del tempo, non può esimersi dal mostrare.

    «Nel dipinto ho voluto rappresentare personaggi e scene cardine del film, ritraendo i protagonisti principali e più significativi, creando un collage monocromatico, virato al blu, ispirato alle vecchie locandine illustrate dell’epoca, dove il bel viso della Schiaffino, giovane, pensosa e infatuata, è la protagonista dell’artwork.» Filippo Mozone

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  • ↓   Il giardino dei Finzi Contini

    Titolo del film: Il giardino dei Finzi Contini

    Regista: Vittorio De Sica

    Anno: 1970

    Artista murales: Basik

    Tecnica utilizzata: Pittura su muro

    Trama del film: Nel 1938, durante l'ascesa del regime fascista in Italia, a Ferrara la famiglia ebrea benestante Finzi Contini si ritrova isolata a causa delle leggi razziali. Nonostante ciò, la famiglia permette agli amici dei loro figli, Micòl e Alberto, di frequentare il loro parco, che include un campo da tennis. Tra questi amici ci sono Giorgio, anch'egli ebreo e innamorato di Micòl, e Giampiero Malnate, un comunista milanese.

    Mentre la guerra si avvicina, la situazione degli ebrei diventa sempre più pericolosa. Micòl, intanto, respinge le avances di Giorgio poiché ha una relazione segreta con Malnate.

    Gli eventi precipitano: Malnate, impegnato sul fronte di guerra muore in Russia e Alberto muore a causa di un pestaggio dovuto alla sua omosessualità. Giorgio si nasconde per evitare di essere catturato dai nazifascisti, mentre i Finzi Contini vengono prelevati e separati, probabilmente per sempre.

    Micòl si ritrova con sua nonna e il padre di Giorgio nella stessa stanza, dove si abbracciano guardando verso un futuro incerto. La storia vuole far riflettere sulle tragiche conseguenze della discriminazione razziale e politica durante quel tumultuoso periodo storico.

    Descrizione del murales: Il Giardino dei Finzi-Contini stupisce per le atmosfere apparentemente sognanti e serene nelle quali i protagonisti sono immersi, illusoriamente protetti dalla tragedia ebraica che di lì a poco si consumerà.

    Il focus dell’opera è tutto sul rapporto tra Micol e Giorgio, all'interno di un contesto immerso nel verde, come lo è anche il dipinto che li ritrae e con il quale ne condivide i colori, mescolati al bianco ed al rosso delle divise da tennis dei due protagonisti.

    «L’ambiente circostante all’interno del quale è stato inserito il murales, diventa così meta-opera arricchendo il soggetto tramite l’estensione del frame originale nella vita reale. L’immagine è stata infatti volutamente inserita in un contesto verde che ricorda il giardino del lungometraggio, quest’ultima filmata prima e reinterpretata poi grazie alla pittura.» Basik

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  • ↓   La lunga notte del ‘43

    Titolo del film: La lunga notte del ‘43

    Regista: Florestano Vancini

    Anno: 1960

    Artista murales: Wasp

    Tecnica utilizzata: Spray su parete

    Trama del film: Il dottor Pino Barilari, proprietario di una farmacia a Ferrara, osserva la vita cittadina dal suo appartamento che si affaccia su una delle vie principali della città. Sua moglie Anna, insoddisfatta del matrimonio, rincontra Franco, l'ex spasimante nonché antifascista, con il quale ha una relazione.

    Nel contesto della Seconda Guerra Mondiale, il malvagio Carlo Aretusi organizza l'assassinio del federale fascista locale, causando rappresaglie contro gli antifascisti.

    La rappresaglia fascista termina con la clamorosa fucilazione di alcuni antifascisti di fronte al castello di Ferrara, tra questi venne fucilato anche il padre di Franco. Barilari, affacciato dalla sua finestra è testimone del tragico evento e nel frattempo vede la moglie Anna passare la notte con Franco.

    Franco è coinvolto in un piano per fuggire in Svizzera, ed Anna, sapendo che suo marito è stato testimone della fucilazione, lo implora di denunciare l'accaduto mentre esplicita il proprio disappunto sul matrimonio e la sua relazione con Franco. Successivamente Aretusi visita Barilari per scoprire se ha visto l'assassinio, ma Barilari nega per paura di rivendicazioni sulla moglie. Anna, inconsapevole del drammatico colloquio fra i due, scappa sentendosi delusa.

    Anni dopo, Franco torna a Ferrara con la nuova moglie e il figlio. Chiedendo informazioni su Pino Barilari scopre che è morto durante la guerra, come scopre che era anche sposato. Franco incontra casualmente Aretusi, ormai anziano, di fronte alla lapide che commemora il padre. Nonostante il passato, Franco su richiesta della moglie risponde con gentilezza, definendo l’ex gerarca Aretusi un "poveraccio" che non ha mai fatto nulla di male.

    Descrizione del murales: Il film si concentra sulla lotta antifascista, mostrando gli scontri tra i partigiani e le forze occupanti. In mezzo a momenti di sospetto, tradimento e coraggio, i personaggi cercano di sopravvivere in un contesto difficile.

    La scena Rappresentata è quella della fucilazione dei partigiani da parte dei fascisti di fronte al castello estense di Ferrara.

    L’opera si divide in tre scene:

    -    In alto vi è la tragica scena della fucilazione dei cittadini ferraresi di fronte al castello estense di Ferrara durante un rastrellamento dei fascisti.

    -    In basso troviamo la vista dell’automobile di Aretusi dalla finestra del protagonista dottor Pino Barilari.

    -    Sulla destra troviamo i portici di Ferrara dove si consuma il tradimento della moglie Anna evidenziato dalle lacrime nere.

    «La composizione nasce e si sviluppa dalla finestra verde effettivamente presente nella casa scelta per la realizzazione del dipinto, e vuole ricordare quella utilizzata dal protagonista della vicenda attraverso la quale vede la fucilazione dei partigiani.» Wasp

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  • ↓   Le avventure di Pinocchio

    Titolo del film: Le avventure di Pinocchio

    Regista: Luigi Comencini

    Anno: 1972

    Artista murales: Alessio Bolognesi

    Tecnica utilizzata: Pittura con rullo e pennello

    Trama del film: Il falegname Geppetto crea per sé un burattino di legno, a cui dà il nome Pinocchio. La Fata Turchina, sua protettrice, lo trasforma immediatamente in un bambino vero, fatto di carne e ossa, chiedendogli di promettere che sarà un bambino "per bene", obbediente e studioso, e che si prenderà cura del padre in vecchiaia.

    Tuttavia, Pinocchio, che mantiene il suo spirito vivace e ribelle, finisce per combinare molti guai, così la Fata lo trasforma nuovamente in legno per punirlo. Queste trasformazioni si ripeteranno diverse volte e, in un'occasione, Pinocchio si trasformerà persino in un asino.

    La storia si conclude poco prima della fine del libro, quando Geppetto e Pinocchio riescono a uscire dal ventre della Balena, come se fosse un simbolico ritorno alla vita e un definitivo incontro con la realtà.

    Descrizione murales: Carlo Rambaldi, artista del paese ferrarese Vigarano Mainarda, ha lavorato su un animatronic prototipale qua rappresentato per la versione televisiva del burattino di Collodi a firma di Luigi Comencini e che ha visto la luce nel 1972 con il titolo "Le avventure di Pinocchio". Il muralista ha effettuato un lavoro di ricerca tra vecchie locandine di quella produzione con il fine di richiamare alla memoria e approfondire diversi elementi della storia di Pinocchio.

    Si tratta infatti di un processo di crescita, di apprendimento, di confronto con la difficile realtà, con la scoperta delle emozioni, ma è anche in parte un processo di disillusione. Si tratta inoltre di una storia sull'amore tra un padre e un figlio, indipendentemente dalla quantità enorme di simbolismi che la fiaba presenta.

    «Ed é questo rapporto che ho voluto catturare sullo sfondo, un amore che non é forse il protagonista principale, ma é alla base di tutta la storia. Questo fa da contorno al protagonista, ...no, non il Pinocchio burattino, ma la presa di coscienza dell'importanza della vita e dei processi di trasformazioni che occorre affrontare fin da quando siamo piccoli pulcini indifesi.» Alessio Bolognesi

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  • ↓   La casa dalle finestre che ridono

    Titolo del film: alle finestre che ridono

    Regista: Pupi Avati

    Anno: 1976

    Artista murales: Luca Siano

    Tecnica utilizzata: Spray su parete

    Trama del film: Negli anni '50, il restauratore Stefano accetta l'incarico di ripristinare un affresco macabro raffigurante il martirio di San Sebastiano in una chiesa di un piccolo paese nella campagna ferrarese. L'autore dell'opera è Buono Legnani, un pittore locale morto suicida tempo prima. Stefano, incuriosito dall'affresco e dalle strane circostanze che circondano la vita di Legnani, inizia a indagare.

    Durante le sue ricerche, Stefano riceve minacce anonime e assiste alla misteriosa morte del suo amico Antonio. Scopre che Legnani potrebbe aver avuto legami con una casa dalle finestre decorate con bocche sorridenti, dove venivano commessi orribili delitti. L'indagine di Stefano lo porta a scoprire che Legnani e le sue sorelle usavano cadaveri per le loro opere d'arte macabre.

    Quando Stefano trova prove concrete dei crimini dei Legnani, la situazione si complica ulteriormente. La sua fidanzata Francesca viene uccisa e lui stesso viene gravemente ferito durante un confronto con le sorelle dell’artista. Nonostante i suoi sforzi per chiedere aiuto, Stefano viene ignorato dagli abitanti del paese.

    Infine, Stefano si rifugia nella chiesa, solo per scoprire che il parroco è in realtà una delle sorelle di Legnani, determinata a eliminare ogni testimone dei loro crimini. Mentre le sirene della polizia si avvicinano, Stefano si trova ad affrontare il suo destino mentre una figura sconosciuta si avvicina alla chiesa.

    Descrizione del murales: Nel 1976 il regista bolognese Pupi Avati dà vita ad uno dei suoi film migliori, che entrano immediatamente nell’immaginario collettivo. Nella pianura ferrarese che fu di Visconti e di De Sica, di Rossellini e di Antonioni, in cui nacque il Neorealismo, il maestro emiliano invece percepì qui una atmosfera nebbiosa, un’aria dark.

    Con “La casa dalle finestre che ridono” nasce difatti il “gotico padano”, genere che da sempre ha affascinato l’autore del murales, nonostante la sua origine campana.

    In questa opera l'artista non si è limitato alla mera realizzazione delle pitture oggi presenti sul muro dell’abitazione, ma l'intento è stato quello di coinvolgere l’intero edificio, scelto appositamente per rispecchiare la casa del film, facendolo diventare anch'esso parte integrante dell'opera muraria. Nel film, e anche nel suo titolo, la protagonista psicologica e scenografica è questa misteriosa casa dove ci sono dipinte delle bocche che ridono paurosamente.

    «Volevo dunque creare un cortocircuito fra il film e l’opera che andavo a realizzare, un’ambiguità fra il titolo avatiano e la casa di Gherardi, realizzando così un tributo per tutti, in primis per gli appassionati del genere.» Luca Siano

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  • ↓   E.T. L’Extra-terrestre

    Titolo del film: E.T. L’Extra-terrestre

    Regista: Steven Spielberg

    Anno: 1982

    Artista murales: Alessio Bolognesi e Paolo Psiko

    Tecnica utilizzata: Pittura con rullo e pennello

    Trama del film: E.T. è un extraterrestre che è stato accidentalmente abbandonato sulla Terra dai suoi compagni alieni durante una missione di raccolta di piante. Il giovane Elliott, dopo aver scoperto E.T. nel campo di mais vicino a casa sua, decide di tenerlo nascosto nella sua stanza mantenendo il segreto assieme ai suoi amici e ai i suoi fratelli.

    Tra E.T. e i ragazzi nasce un’intensa amicizia, e con il passare dei giorni, mentre i ragazzi cecano di aiutare E.T. a contattare i propri famigliari alieni, scoprono che l’essere ha poteri speciali come la telecinesi e la guarigione. Elliott, inoltre, sviluppa una connessione empatica con l'alieno, condividendo le emozioni e le esperienze di E.T. Nel frattempo, il governo americano inizia a investigare sull'alieno, creando una situazione di tensione.

    Successivamente i ragazzi aiutano E.T. a costruire un dispositivo di comunicazione per contattare il suo pianeta natale. Tuttavia, la salute di E.T. si deteriora, e gli agenti governativi lo trovano. In un tentativo disperato di salvarlo, i ragazzi e E.T. fuggono su delle biciclette, cercando di raggiungere il luogo di atterraggio dell'astronave aliena. Nonostante un inseguimento da parte degli agenti, E.T. riesce a contattare con successo i suoi simili, che atterrano sulla Terra e lo riportano a casa.

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    Da notare: Carlo Rambaldi fu un effettista e artista di origini ferraresi noto a livello mondiale e premiato con ben tre premi Oscar per le sue opere in campo cinematografico; tra questi uno gli venne assegnato per il suo lavoro di meccatronica dedicato all’animazione di E.T.

    Descrizione del murales: L'opera non rappresenta una scena del film ma cerca di catturarne diversi aspetti attraverso la fusione di diverse immagini: l'amicizia, la gioia e al contempo l'ansia della caccia; si consiglia di notare i dettagli dello sfondo per cogliere ogni sfumatura.

    «E.T. é stato forse il mio primo contatto, insieme a Guerre Stellari, con la fantascienza. Certo, sto citando due esempi agli antipodi ma che mi hanno stimolato fortemente quando ero piccolo. Di E.T. feci mie tante emozioni: amicizia, angoscia, speranza, paura, forza d'animo. All'epoca non ero probabilmente capace di razionalizzarle, oggi capisco il perché guardando quel film la prima volta sono stato così male e bene al contempo, diviso tra il sorriso e le lacrime. Oggi capisco che E.T. è una grande metafora sulla diversità e sulla paura che purtroppo essa genera nelle persone; questo tipo di relazione è da anni presente nei miei lavori.

    Ho voluto lavorare con l'amico Paolo Psiko al quale ho chiesto di partecipare alla realizzazione con questa opera contribuendo con il suo stile. Penso che sia una fusione perfetta tra parti pittorico/illustrative realizzate da me per i soggetti in primo piano con la componente onirica e "pixellosa" di Paolo.» Alessio Bolognesi

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  • ↓   King Kong

    Titolo del film: King Kong

    Regista: John Guillermin

    Anno: 1976

    Artista murales: Alessio Bolognesi

    Tecnica utilizzata: Pittura con rullo e pennello

    Trama del film: Negli anni Settanta, il paleontologo Jack Prescott si unisce ad una spedizione di una compagnia petrolifera in cerca di un'isola misteriosa nell'Oceano Indiano. Il dirigente della compagnia, Fred Wilson, crede che l'isola contenga un grande giacimento petrolifero, mentre Prescott sospetta che sia la dimora di un gigantesco animale sconosciuto. Durante la spedizione, trovano una giovane sopravvissuta di nome Dwan, naufragata su una scialuppa di salvataggio.

    Sull'isola, scoprono giacimenti di petrolio e un villaggio abitato da indigeni ostili. Ben presto i nostri protagonisti si rendono conto che l'isola è la dimora di Kong, un gigantesco gorilla. Gli indigeni offrono Dwan in sacrificio a Kong, ma il gorilla si mostra affettuoso verso di lei. Prescott organizza un'operazione di salvataggio, ma la situazione si complica quando Wilson decide di catturare Kong per farne un'attrazione pubblicitaria.

    Dopo rocamboleschi eventi, Kong viene anestetizzato e portato a New York come spettacolo, ma la situazione degenera e il gorilla riesce a scappare causando caos e morte nella città. Durante un confronto con l'esercito, Kong viene ucciso, portando ad una tragedia emotiva per Dwan e Prescott.

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    Da notare: Carlo Rambaldi fu un effettista e artista di origini ferraresi noto a livello mondiale e premiato con ben tre premi Oscar per le sue opere in campo cinematografico; tra questi uno gli venne assegnato per il suo lavoro di meccatronica dedicato all’animazione di King Kong.

    Descrizione del murales: L’artista ha rivisitato una scena iconica del film, nella quale l'enorme gorilla tiene sul palmo Dwan, la protagonista femminile. L’intento dell’opera è stato quello di cercare di catturare due elementi fondamentali nel film e per la ricerca personale dell’artista: la delicatezza con la quale la creatura sorregge la ragazza e la dolcezza e complicità degli sguardi, al contempo velati di tristezza per la persecuzione che la razza umana sta perpetrando nei confronti dell'enorme gorilla.

    Il muro è stato realizzato in 5 giorni di lavoro con rulli e pennelli ed è un mix di tecnica pittorica ed illustrativa: infatti se osservato attentamente in ogni componente è presente un tratto di chiara derivazione fumettistica e illustrativa caratteristica del lavoro dell’artista.

    «Da diversi anni ormai la mia ricerca si basa fortemente sulla relazione, spesso critica, tra l'essere umano ed il mondo della natura ed in particolare a quello animale. Certo, cogliere gli sguardi non è semplice, ma questo richiede uno sforzo da parte dell'osservatore. Non sempre “L'essenziale è invisibile agli occhi” - come cita un passo del Piccolo Principe - ma richiede profondità di osservazione e la capacità di aprire il cuore.» Alessio Bolognesi

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  • ↓   Il Grido

    Titolo del film: Il Grido

    Regista: Michelangelo Antonioni

    Anno: 1957

    Artista murales: Basik

    Tecnica utilizzata: Con pittura da esterni a pennello e rullo

    Trama del film: Dopo aver vissuto per anni con Irma e aver cresciuto insieme a lei una figlia, Aldo scopre che la donna ama un altro uomo. Sconvolto, decide di partire con la bambina, ma ben presto la affida a una parente e vaga senza meta, incontrando diverse donne che, però, non riescono a riempire il vuoto lasciato dalla sua relazione finita.

    Il viaggio di Aldo diventa una lenta discesa nella solitudine e nel dolore, riflettendo il senso di alienazione e smarrimento dell'uomo moderno. Il suo peregrinare lo riporta infine al paese d'origine, dove, incapace di trovare una via d'uscita, compie un gesto disperato.

    Con uno stile essenziale e un forte uso dei paesaggi desolati, Antonioni dipinge un ritratto struggente dell’alienazione umana ambientato nella pianura ferrarese, tipico della sua poetica cinematografica.

    Descrizione del murales: «Il murales raffigura una delle scene del film che più mi ha colpito: padre e figlia camminano senza una meta precisa lungo una strada immersa nella campagna ferrarese. È straordinario come un'unica inquadratura riesca a esprimere così tanto con così pochi elementi.

    Ho scelto di lavorare in bianco e nero per enfatizzare la drammaticità della scena, mantenendo volutamente la monocromia originale del film. Questa scelta non solo restituisce fedelmente l’atmosfera della pellicola, ma si armonizza perfettamente con il tono del racconto.

    Padre e figlia sono vicini, eppure distanti, immersi in una condizione di solitudine che li accompagna per tutta la storia. Gli spazi sconfinati della pianura padana ferrarese amplificano il senso di smarrimento e abbandono che avvolge entrambi, trasformando il paesaggio in un simbolo della loro tragica esistenza.» Basik

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  • ↓   Paisà

    Titolo del film: Paisà

    Regista: Roberto Rossellini

    Anno: 1946

    Artista murales: Paolo Psiko

    Tecnica utilizzata: Pittura al quarzo

    Trama del film: Paisà, film neorealista di Rossellini è strutturato in sei episodi, ambientati in diverse zone d'Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, che raccontano l’avanzata degli Alleati dal Sud al Nord del paese e l'incontro tra soldati e popolazione civile.

    Sicilia – Un gruppo di soldati americani sbarca su un'isola e viene aiutato da una ragazza del posto, Carmela. Tuttavia, la comunicazione tra loro è difficile e il destino di Carmela si rivelerà tragico.

    Napoli – Un bambino orfano di guerra si lega a un soldato afroamericano, rubandogli gli stivali. Quando il soldato scopre la miseria in cui vive il bambino, ne resta profondamente colpito.

    Roma – Una giovane donna, diventata prostituta per necessità, incontra un soldato americano con cui aveva vissuto un momento di speranza mesi prima, ma lui non la riconosce più.

    Firenze – Un’infermiera americana e un partigiano attraversano la città devastata dai combattimenti per cercare un uomo amato da lei e un compagno di lotta di lui.

    Emilia-Romagna – Un gruppo di frati accoglie alcuni soldati alleati nel loro convento, ma scopre con sorpresa che alcuni di loro sono protestanti e altri ebrei, mettendo alla prova la loro fede e accoglienza.

    Delta del Po – Alcuni partigiani e soldati americani vengono catturati dai tedeschi e giustiziati, chiudendo il film con una nota di tragica resistenza.

    Attraverso questi episodi, Paisà offre un ritratto crudo e realistico dell’Italia in guerra, esplorando temi come la comunicazione tra culture, la miseria, la speranza e il sacrificio.

    Descrizione del murales: Il murales rappresenta un potente omaggio all'ultimo capitolo del film Paisà di Roberto Rossellini, un'opera che racconta la Resistenza italiana durante la Seconda Guerra Mondiale. La scena raffigurata vede un americano, dei partigiani e il popolo delle Valli del Delta del Po, uniti su delle barche, simbolo di solidarietà e resistenza contro il potere nazista. Questa immagine di coesione e lotta comune è dipinta con tonalità blu e viola, che evocano sia il dramma che la speranza.

    L’opera, pur richiamando una tradizione pittorica, si inserisce in un contesto più contemporaneo grazie all'uso di un glitch digitale, un elemento visivo che suggerisce l'interconnessione tra il passato e il presente, come a voler sottolineare l'importanza di ricordare la storia anche nell'era digitale. La scelta di includere una citazione di Alberto Moravia, "Le amicizie non si scelgono a caso, ma secondo le passioni che ci dominano", arricchisce ulteriormente l'opera, ricordando come le lotte condivise, guidate da ideali comuni, siano in grado di unire le persone, superando le barriere e le differenze.

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  • ↓   Novecento

    Titolo del film: Novecento

    Regista: Bernardo Bertolucci

    Anno: 1976

    Artista murales: Filippo Mozone

    Tecnica utilizzata: Vernice acrilica a pennello

    Trama del film: Il film segue le vicende di Alfredo Berlinghieri, figlio di una ricca famiglia di proprietari terrieri, e Olmo Dalcò, nato in una famiglia di contadini. I due crescono insieme nelle campagne emiliane, sviluppando un’amicizia intensa ma segnata dalle loro diverse condizioni sociali.

    Con l’avvento del fascismo, i conflitti tra padroni e lavoratori si acuiscono: Alfredo, indeciso e debole, eredita le terre di famiglia, mentre Olmo si schiera con il movimento socialista e la lotta contadina. Nel frattempo, il violento e spietato Attila, un fattore fascista, porta avanti la repressione dei lavoratori con brutalità.

    Dopo la caduta del regime, nel 1945, i contadini si ribellano e rovesciano il potere dei proprietari terrieri. Alfredo viene processato simbolicamente, ma Olmo risparmia la sua vita, lasciandolo in balia del nuovo ordine. Il film si chiude con un salto temporale in cui i due amici anziani si confrontano ancora, simbolizzando lo scontro eterno tra classi e ideologie, in un’Italia in continuo mutamento.

    Descrizione del murales: «In questo murale ho cercato di rappresentare come in un poster pubblicitario d’epoca, quindi con lo stile illustrativo dei grandi disegnatori del cinema, le scene, ma soprattutto i personaggi salienti del film, in un collage costruito ad hoc per la parete in questione, quindi i visi dei grandi attori, subito riconoscibili e una scena della rivolta dei contadini in uno scenario rurale di metà anni ’40.

    La tecnica utilizzata è la vernice acrilica a pennello, per restare più fedele possibile all’illustrazione per il cinema degli anni ’60 e ’70; un manifesto di grandi dimensioni che si incastra nelle forme della casa che lo ospita.» Filippo Mozone

    Curiosità: l’attore che interpreta il piccolo Olmo è l’allora 11enne Roberto Maccanti, originario di Ostellato distante pochi chilometri da Gherardi, dove il regista lo incontrò e lo scelse.

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  • ↓   Volevo nascondermi

    Titolo del film: Volevo nascondermi

    Regista: Giorgio Diritti

    Anno: 2020

    Artista murales: Wasp

    Tecnica utilizzata: Tecnica dello spray su muro

    Trama del film: “Volevo nascondermi” è un film biografico che racconta la vita travagliata di Antonio Ligabue, uno dei più importanti pittori naïf italiani, interpretato da Elio Germano.

    Antonio nasce in Svizzera da emigranti italiani, ma la sua infanzia è segnata dall'abbandono e dalla solitudine. A causa del suo carattere difficile e dei problemi psichici, viene espulso dalla Svizzera e mandato in Italia, nella campagna emiliana. Qui vive in estrema povertà, emarginato dalla società, e trova rifugio nella natura e nell’arte.

    Nonostante le difficoltà, Antonio sviluppa un talento straordinario per la pittura, soprattutto raffigurando animali e paesaggi con colori vividi e uno stile potente. Grazie all’incontro con lo scultore Mazzacurati, il suo talento viene finalmente riconosciuto, portandolo alla fama, ma anche al difficile confronto con il mondo dell’arte e con se stesso.

    Il film esplora il tormento interiore e la ricerca di un’identità di Ligabue, mostrando la sua lotta contro l’emarginazione e il desiderio profondo di essere accettato. Con un'interpretazione intensa di Germano, “Volevo nascondermi” è un ritratto toccante di un artista incompreso, che ha trasformato il dolore in bellezza.

    Descrizione del murales: Il murales si ispira al film "Volevo nascondermi", che narra la vita e le vicende del pittore Antonio Ligabue. La scelta del film è legata alla forte connessione con il territorio: Ligabue, con il suo legame con la natura e il suo vissuto tormentato, ha trovato ospitalità in terra emiliana. Inoltre, il regista del film ha collaborato con diverse figure del panorama artistico italiano, contribuendo a valorizzare le radici e l’arte locali.

    La scena raffigurata nel murales riprende un momento chiave del film, in cui Ligabue esprime la sua forza interiore e il desiderio di libertà. La tigre, uno degli animali più iconici nella sua arte, simboleggia la lotta e il coraggio, la motocicletta potrebbe essere un richiamo al viaggio, alla libertà ed al desiderio di fuga.

    Il murales invita chi lo guarda a riflettere sull'importanza dell'espressione personale e del rapporto con la propria identità. La vivacità dei colori e la forza dei soggetti trasmettono energia, passione e il messaggio che, nonostante le difficoltà, l'arte e la creatività possono essere una via di salvezza e un modo per lasciare il proprio segno nel mondo.

    Il murales è stato realizzato con la tecnica dello spray su muro, utilizzando diverse tonalità di colori vivaci per creare profondità e movimento. La composizione mescola elementi realistici e astratti, con l’uso di dettagli minuziosi che richiamano il mondo onirico e visionario di Ligabue, dando vita ad un’opera di grande impatto visivo.

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  • ↓   4 passi fra le nuvole

    Titolo del film: 4 passi fra le nuvole

    Regista: Alessandro Blasetti

    Anno: 1942

    Artista murales: Luca Poggioni Falco

    Tecnica utilizzata: Vernice a spray

    Trama del film: La storia segue Paolo Bianchi, un commesso viaggiatore sposato e insoddisfatto, che durante un viaggio incontra Maria, una giovane donna incinta e disperata. Maria teme la reazione della sua famiglia, molto tradizionale, e chiede a Paolo di fingere di essere suo marito per aiutarla a evitare il disonore.

    Paolo accetta e accompagna Maria nella casa di campagna della sua famiglia nella pianura ferrarese, dove viene accolto con diffidenza ma anche con affetto. Tuttavia, il peso della menzogna lo spinge presto a rivelare la verità. Nonostante l’iniziale sgomento, il padre di Maria decide di accettarla e sostenerla.

    Alla fine, Paolo riprende il suo viaggio, tornando alla sua vita ordinaria, mentre Maria trova la forza di affrontare il futuro con il sostegno della sua famiglia.

    Il film, con il suo tono delicato e poetico, anticipa alcuni temi del neorealismo, esplorando la solidarietà umana e il contrasto tra sogni e realtà.

    Descrizione del murales: «La mia opera pittorica ripercorre alcune delle scene che, secondo me, meglio esprimono il dualismo al centro della trama: il contrasto tra la vita frenetica della città e quella lenta e serena della campagna. Tra i momenti scelti spicca quello in cui Paolo Bianchi (interpretato da Gino Cervi) riflette e decide di aiutare Maria (Adriana Benetti), prendendo la sua borsa e accompagnandola verso casa della sua famiglia.

    Con questo murales, il mio intento è portare i personaggi fuori dalla pellicola e presentarli al pubblico come se fossero in carne e ossa, seppur ritratti in bianco e nero. Ho voluto evocare l’atmosfera del cinema di un tempo, utilizzando esclusivamente bombolette di spray acrilico. La vaporizzazione del colore crea un effetto unico, donando all’opera un realismo che richiama la grana sgranata delle vecchie pellicole in 35mm, lontane dalla nitidezza dell’alta definizione. È un omaggio non solo al film, ma anche al fascino della narrazione cinematografica del passato.»

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  • ↓   Don Camillo e l'onorevole Peppone

    Titolo del film: Don Camillo e l'onorevole Peppone

    Regista: Carmine Gallone

    Anno: 1955

    Artista murales: Giulia Pasa Frascari

    Tecnica utilizzata: Colori acrilici per esterni

    Trama del film: Don Camillo e l'onorevole Peppone è il terzo film della celebre saga tratta dai racconti di Giovannino Guareschi, con Fernandel nei panni di Don Camillo e Gino Cervi in quelli di Peppone.

    Paolo accetta e accompagna Maria nella casa di campagna della sua famiglia nella pianura ferrarese, dove viene accolto con diffidenza ma anche con affetto. Tuttavia, il peso della menzogna lo spinge presto a rivelare la verità. Nonostante l’iniziale sgomento, il padre di Maria decide di accettarla e sostenerla.

    La storia ruota attorno alla candidatura di Peppone, sindaco comunista del paese, alle elezioni politiche. Per essere eletto in Parlamento, però, deve ottenere il diploma di scuola elementare, requisito necessario per l’incarico. Don Camillo, suo eterno rivale ma anche amico-nemico, finisce per aiutarlo segretamente a superare l'esame, in un’esilarante combinazione di rivalità e complicità.

    Nel frattempo, le tensioni tra la Chiesa e il Partito Comunista continuano ad animare il piccolo paese, con schermaglie e battibecchi tra Don Camillo e Peppone. Tuttavia, il loro legame, fatto di rispetto reciproco, emerge ancora una volta quando si tratta di affrontare problemi più grandi per la comunità.

    Alla fine, Peppone vince le elezioni e parte per Roma, ma non senza nostalgia per il suo paese e il suo avversario di sempre. Don Camillo, dal canto suo, sa che la loro battaglia non è finita e che la loro amicizia continuerà a resistere, tra sfide e battute al vetriolo.

    Il film mantiene il tono ironico e affettuoso della saga, mescolando satira politica, comicità e valori umani universali.

    Descrizione del murales: «La scena che ho deciso di rappresentare è un frame iconico che vede raffigurati i due protagonisti in uno sguardo di sfida. Con questo murales, semplice e diretto voglio che l’osservatore si catapulti immediatamente nelle vicende di questi due fantastici personaggi.

    L’opera è stata realizzata con colori acrilici per esterni e, le tinte accese un po’ pop, vogliono dare un senso di leggerezza e ironia all’opera.

    Ho scelto questo Film perché ha fatto parte della vita dei miei genitori e di conseguenza della mia, ricordo con piacere i momenti in cui lo guardavamo assieme in tv.» Giulia Pasa Frascari

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  • ↓   Alien

    Titolo del film: Alien

    Regista: Ridley Scott

    Anno: 1979

    Artista murales: Alessio Bolognesi - Bolo

    Tecnica utilizzata: Pittura con rullo e pennello

    Trama del film: L'astronave da trasporto Nostromo, con un equipaggio di sette membri, sta tornando sulla Terra quando riceve un misterioso segnale da un pianeta remoto, LV-426. Seguendo il protocollo, l'equipaggio atterra per indagare. Durante l'esplorazione, Kane (uno degli ufficiali) scopre una strana struttura aliena contenente uova. Una di queste si schiude e una creatura, il facehugger, si attacca al suo volto.

    Portato a bordo, Kane sembra riprendersi, ma improvvisamente, durante un pasto, uno xenomorfo fuoriesce dal suo petto, uccidendolo. La creatura cresce rapidamente e inizia a eliminare l'equipaggio uno dopo l’altro. Nel frattempo, Ripley scopre che Ash, l'ufficiale scientifico, è un androide programmato per garantire che l'alieno venga portato sulla Terra, anche a costo della vita dell'equipaggio.

    Uno dopo l’altro, i membri della Nostromo vengono uccisi, finché non rimane solo Ripley. Attivato l'autodistruzione della nave, fugge su una capsula di salvataggio, ma lo xenomorfo è ancora con lei. In un estremo sforzo, lo espelle nello spazio e si mette in ipersonno, sperando di essere salvata.

    Il film termina con Ripley che fluttua nell’oscurità, lasciando aperta la porta per i sequel.

    Descrizione del murales: La realizzazione di questo murales è nata da una profonda passione dell’artista verso la saga di Alien e H.R. Giger, il geniale visionario svizzero che ha disegnato l’iconico e inquietante xenomorfo simbolo del film.

    Ma c’è un’ulteriore ragione, forse la più significativa: questo murales vuole anche riconoscere ulteriormente una delle più iconiche opere del maestro Carlo Rambaldi, artista ferrarese vincitore di tre premi Oscar per il suo importante lavoro nell’animatronica ed effetti speciali per i film di Alien, King Kong ed E.T.

    «Non credo che un murales debba necessariamente raffigurare una scena del film. Alien è Alien, riconoscibile ovunque e da chiunque. Per questo ho scelto di celebrare la creatura stessa, mettendo in evidenza il lavoro ingegneristico e di design che ha reso possibile la sua esistenza sul grande schermo.

    A chi arriva a Gherardi da Jolanda di Savoia, soprattutto di notte, il murales regala un’emozione precisa: il terrore. Alien è nato per questo: essere maestoso, letale e terrificante. "Escono dalle fottute pareti!", come diceva Hudson nel film Aliens.

    Ma guardando con attenzione lo sfondo, si scopre un altro dettaglio: un aggiuntivo omaggio al genio di Rambaldi. Ho voluto inserire alcuni dei suoi studi preparatori per la movimentazione della testa dello xenomorfo, perché dietro l’orrore c’è un’immensa opera di ingegno.» Alessio Bolognesi - Bolo

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